Polyanna nelle vie del ricchionodromo
Uscire di sabato sera dopo anni, ridere parecchio e fare una scoperta.

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Col mio amico Diego si decide di uscire il sabato sera, pratica già impensabile più di un decennio fa, sostituita dalla prassi odierna del non uscire di sera e fra non molto del non uscire a qualsiasi ora di qualsiasi giorno in generale, parlo per me naturalmente. Scegliamo di farlo in full glory, il che comprende una cena da “Lon Fon”, il cinese che piace ai cool milanesi di basso profilo, per poi prolungarci près de remparts di Porta Venezia e nella fattispecie nella casba della movida culattona fatta di bar, baretti e bivacchi fra Via Melzo e Via Tadino, Diego accenna anche a un “magari facciamo un salto al Plastic” rendendosi immediatamente conto però che sta parlando con me e quindi cor cazzo. Ma andiamo per ordine. Non siamo da soli perché abbiamo deciso con gioia di far venire la Bugatty, creatura adorabile, e non dico da quanti anni la conosco perché giustamente mi denuncerebbe. Durante la cena Cristina, la Bugatty, alla domanda “Che mi racconti?”, risponde con una frase che da sola vale la fatica di essere uscito di casa, cioè mi dice: “Presto andrò negli Stati Uniti perché c’è un certo David Geffen che mi vuole conoscere”. Ma non è una battuta, cioè la è in sé ma non di proposito. La spiegazione su il perché di questo desiderio di Geffen che mi racconta Cristina è plausibile, è verosimile, poi sui gradi di intensità di questo capriccio da miliardari annoiati è meglio non stare ad approfondire ché tanto a me basta la one-liner che mi è stata regalata prima, qualsiasi significante voglia nascondere. Si ride di altro e si sparla di altri, finiamo di mangiare, usciamo dal ristorante e chiedo a Cristina di filmarla mentre con il rigore della Contessa Dubronge, uno dei suoi personaggi più riusciti, ma con un pizzico di quella pazza antivaccinista della quale grazie al cielo non ricordo il nome che non può più esercitare la professione di medico, quella famosa anche perché letteralmente ossessionata dalle rondelle e i buchi di culo di omosessuali maschi, insomma in questi doppi panni la Bugatty performi all’impronta un cazziatone omofobo a me e a Diego che dovremmo rimanere impassibili mentre ci insulta, di cui questo è il risultato:
E’ stato per me impossibile resistere a “Persone che vogliono soltanto dei glandi” e quindi ho rovinato la resa del video anche se tutto sommato va bene così, per buona pace delle emorroidi fiorenti che vanno verso i cieli e costano allo Stato, povera Meloni! Bene, decidiamo quindi di raggiungere il barettame, loro a piedi io in motorino. Parcheggio in Via Melzo accanto a una decina di baby lelle che avevano steso una specie di lenzuolo sull’asfalto accanto al marciapiede e là sostavano sdraiate bevendo delle birre, con un’aria Kovalam beach 1978 ma vestite malino. Sono parecchi anni che in quelle vie c’è un certo rifrullo lgbt sebbene lo stesso sia aumentato esponenzialmente e anche i bar sono tantissimi, se prima abitar là sopra era già un inferno immagino ora. La comunità è come al solito e come dappertutto dove esista una “zona gay” espressa in catwalk, gruppetti e corner: passerelle scomode di gay di diversi tipi da quello che si danna perché nessuno del sistema Moda ha ancora capito il potenziale della sua falcata, quello che fa piccoli passi ma si ferma di botto e girando da destra a sinistra il collo facendo finta di cercare qualcuno morde l’aria oppure davvero lo sta cercando ma il fatto che morda l’aria rende propensi a optare per la prima ipotesi, a quello che avanza di gran passo terrorizzato di venir colto da un attacco di panico prima di raggiungere il primo svincolo con strada meno affollata, che poi sarebbe la mia tipologia. I gruppetti sono essenzialmente formati dal chi si somiglia si piglia: orsi con orsi, vecchie con vecchie, amotopadoro con amotopadoro e così via. Nei corner persone un po’ equivoche delle quali parlerò a breve. Mi sposto in via Tadino perché sono anni che un mio amico ha aperto il bar “Lola” e non ero mai andato a trovarlo, ma sbaglio locale ipnotizzato da bariste lelle e una trans bruttina seduta da sola a un tavolo che aveva un gran daffare con il suo telefonino per poi capire che ero al “Pop” cioè il dirimpettaio del “Lola”. Il mio amico non si fa parlare dietro alla mia richiesta di un Pornstar Martini, quindi tutto giusto; ci sediamo fuori a goderci la gente che passa. Se da una parte mi fa specie che ci sia così tanta gente, non sento nessuna tensione erotica, nessuna puzza di cazzo, non intercetto nessun “stranger in the night/exchanging glances”, forse perché non mi farei nessuno che vedo, beninteso nemmeno loro si farebbero me quindi mi godo quest’armistizio di erezioni immaginate e/o procrastinate. Ho come la sensazione che nessuno è lì per fottere, magari chissà dopo una discoteca un po’ brilli e un po’ fatti di qualcosa e poi le app per chiavare sono da un decennio la norma, qua si ciacola senza avere impercettibili strabismi nel cercare di vedere se quel bono che sta a pochi metri da te stia guardandoti. Ai miei amici in realtà parte l’occhio verso qualche Gitone di passaggio, ma solo per certificarne la bellezza del somaro e io ricordo loro i nostri fasti di rimorchi facilissimi e di grandi numeri del passato, in pratica sono come Wanda Osiris che ripeteva a nastro “Tempi Memorabili! Tempi Meravigliosi! Tempi che non torneranno mai più!”. Giusto un attimo di malinconia subito interrotta poco prima di mezzanotte da una raffica di mortaretti sparati per quasi un minuto a distanza ravvicinata. Uno che passa dice a un suo amico camminando: “Bene prendo un sessantino”. Non capisco cosa voglia dire, ma mi dicono che con tutta probabilità si stanno riferendo alla bamba che si compreranno a breve, perché la cocaina è arrivata in zona, hanno sparato i mortaretti e i mortaretti sono il segnale. Come se fossimo nella finzione di una puntata a caso di “Gomorra”, come se fossimo a un passo dai Casamonica, come – mi dice successivamente un mio amico di Roma – succede in varie zone della periferia della capitale a un certo punto della serata: non si stanno festeggiando dei matrimoni fondamentali e burini, è invece arrivata la bamba annunciata dai mortaretti. Naturalmente a me non frega nulla, ognuno può drogarsi come e quanto vuole, però come dice la Sciarelli quando vuole significare un momento epifanico: “Fa impressione”. A me piace quando le situazioni fanno sentire ingenuissimo, sono distraenti e stimolanti. E qua veniamo ai corner, quando torno verso il motorino, ci sono gli equivoci di prima che non si sono mossi da là, e quindi se mi volessi drogare saprei dove andare a farmi fregare in scioltezza, d’altronde Polyanna c’est moi.
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