In mezzo alla crisi delle STD, fra PrEP e PEP, mi sono regalato una piccola dose di karma buono.

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Vi risparmio le moralette un tanto al secondo propugnate negli spot (a parer mio molto inefficaci) che incitano alle donazioni per assistere dei bambini avvolti dalle mosche in preda alla polmonite in Africa, per raccontarvi un fatto adiacente e personale, oltre a una considerazione circa le nuove frontiere della prevenzione.

Circa un mese e mezzo fa un mio amico greco si becca la sifilide, fin qua nulla di strano, le ondate di varie infezioni sessualmente trasmesse in maschi omosessuali praticanti sono una costante di quest’ultimo ventennio. Il problema in questo caso era un altro e cioè che in Grecia, non in Burkina Faso, da qualche mese a questa parte la penicillina non è reperibile. A questo mio amico in ospedale gli hanno detto che entrava in una lista d’attesa e che il suo turno sarebbe arrivato boh chissà. Nel frattempo la malattia era già al secondo stadio, quindi mi chiama, quindi rimedio due iniezioni di Benzilpenicillina Benzatinica, quindi chiamo un Dhl, quindi scopro che è un casino perché le medicine devono rimanere a una temperatura tra i due e gli otto gradi, quindi cerco di trovare qualcosa che mantenga la temperatura, quindi passano dieci giorni dove mi perdo nei miei soliti bicchier d’acqua e quindi mi prenoto un volo per la Grecia che faccio prima. Pare che le infermiere dell’ospedale siano trasalite di stupore e felicità nello scoprire che le iniezioni fossero pre miscelate e pronte all’uso; ricordo che stiamo parlando di una nazione meravigliosa facente parte della comunità europea dove per esempio le medicine costano un quinto che qui in Italia, naturalmente quando si trovano e quando i grossisti locali non le rivendono in giro per il mondo. Il mio amico salvo, io ho assaporato sia delle spanakòpite che il brivido di medaglie immaginarie da manuale della giovane frociotta, e fin qui tutto bene.

Per chi non lo sapesse in America, ma anche in Francia, Inghilterra, Spagna, Germania, molto meno in Italia, l’uso della PrEP e cioè la profilassi pre esposizione che evita d’infettarsi di Hiv grazie a una pillola assunta giornalmente è molto diffusa. Questo ha fatto sì che l’uso di profilattici dopo anni e anni d’obbligo sanitario e morale andasse via via svanendo: scopo che tanto non m’ammalo. Contemporaneamente, se è vero che la PrEP evita l’infezione da Hiv, non copre però da tutto il resto e qui parliamo di un cha cha cha di clamidie, epatiti, trichomonas, papilloma e naturalmente sifilidi scambiate e acquisite tanto da diventare un’emergenza del mondo occidentale della quale qui in Italia se ne parla poco, anzi per meglio dire in questo caso manco cor cazzo.

E qui sopraggiunge quello che sta avvenendo nel resto del mondo illuminato e ipocondriaco e non in Italia che non sa nemmeno d’esser sifilitica e cioè la Doxy-PEP che vuol dire profilassi post espositiva con la Doxiciclina, un antibiotico abbastanza potente. In pratica si prende un pillolone dopo aver scopato e il rischio di prendersi malattie sessualmente trasmesse è pressoché scongiurato. Dunque se vuoi scopare in santa pace ti somministri giornalmente la PrEP e se sei un weekender del sesso anche la PEP. Questa pratica è stata molto incoraggiata in quelle zone dove la PrEP è molto in uso e in effetti ha drasticamente ridotto le percentuali di contagio. Come si può immaginare ora ci si sta chiedendo se tutto ciò sia saggio perché con gli antibiotici e il fenomeno della resistenza agli stessi diventerà, con ampio margine di possibilità, un vero problema. Mi chiedo se fossi ventenne e con gli ormoni a mille cosa farei: sarei un utente di PrEP e PEP o mi perderei l’opportunità di scopare ogniqualvolta tirassi fuori dalla tasca un preservativo? Per fortuna sono in zona mele cotte e panchine dove il buon Dio, qualora le frequentassi, casualmente farebbe atterrare dei pettirossi che cinguetterebbero sui pericoli della carne. D’altronde mi difenderei cantando una Giuni Russo a caso.