Una fàtza una ràtza
Come la visione della prima serie greca in onda su Netflix confermi il luogo comune che ci vede fratellissimi dell’Ellade

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Il protagonista della serie, a metà della prima puntata constata con amarezza una verità dolorosa: “Non capisco come siamo passati dalla Callas a Paola!”. Per gli italiani è incomprensibile ma ve lo spiego io: Paola è la star assoluta degli skillàdika (trad: canili), cioè quei night club ad Atene dove si esibiscono dal vivo le star autoctone che fanno musica locale, molto locale, dove si cantano ta Laikà, ovverossìa la musica “del popolo” ma anche ta Rembètika che è la sua versione hardcore. Paola potrà avere fra i 38 e i 130 anni, si veste un po’ da porca e dal vivo dà molto, struggendosi sul palco con canzoni di amori impossibili, violenti, totalizzanti, con storie che vengono dritte dalla tragedia che ricordo è stata inventata in loco. Esteticamente e concettualmente, non musicalmente, la cosa più simile che si può paragonare sono i nuovi melodici napoletani per intenderci. Di cosa succeda in questi locali notturni di Atene ne parlerò un’altra volta, anche perché “Maestro” o come l’hanno titolato in Italia “L’isola e il Maestro” e all’estero “Maestro in Blu” si svolge a Paxos, o come dicono i greci Paxi o anche Paxous, una piccola e molto bella isoletta dello Ionio di fronte a Corfù o come dicono i greci Kèrkira. Personalmente preferisco le Cicladi o il Dodecanneso alle isole Ionie perché queste ultime sono un po’ troppo verdi come quelle in Croazia e a me piacciono i sassi, le aridità e impazzire di meltèmi.

La cantante Paola
Un dàskalo, e cioè un maestro, viene chiamato da Atene sull’isola per ravvivare gli antichi fasti di una tradizione musicale del passato. Siamo nella depressione post pandemica e ci si riprepara alla vita in una cornice apparentemente sì malinconica, ma anche falsamente tranquilla dove niente è quel che sembra, ognuno ha un suo segreto, molti non detti aleggiano nell’aria di un ipocrita quindi aspirazional-borghese assetto delle cose. Non sto a spoilerare nulla, ma vi consiglio di darci un’occhiata perché la ricetta contiene naturalmente amori segreti o sopportati o impossibili o non dichiarati perché scandalosi oltre a delitti, violenze, corruzioni e malvivenza che se esistesse un’isola così bella e con dei vissuti e accadimenti così intensi mi ci fionderei a vivere immediatamente. E’ un Muccino raccontato con più grazia e malinconia, i greci hanno una tradizione prima di sceneggiati e ora di serialità scritte bene e con trame che ci assomigliano moltissimo. Sono giustamente molto orgogliosi del loro prodotto e anche frustrati perché diciamocelo, all’estero se li filano poco, sarà perché son solo nove milioni, sarà per la lingua, ma se li inculano molto meno di noi cugini dalla stessa faccia e della stessa razza, per usare un terminologia che ci riporta all’occupazione fascista del Dodecanneso, quindi nell’odierno spirito del tempo .
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