Frocia Alata Plus, per sempre.
Parere non richiesto su l’aviazione commerciale e ITA Airways, equipaggio ai propri posti.
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Sono pronto a un coming out doloroso, sputtanante, a tratti cafone e che è una vera e propria forma nervosa. C’è a chi piace l’automotive, il cibo lento, la moda, la droga, a qualcuno addirittura la fica: io sono Avgeek. Ecco, l’ho detto. In genere m’interessa poco il luogo di destinazione, sono pazzo invece del viaggio in sé con una compagnia aerea di mio piacimento, con uno degli aeromobili da me preferiti e se non sono seduto all’1A mi cambia l’umore, mi cambia ancora di più se chi è seduto all’1C non è di mio gradimento, in pratica è il coming out di un poveretto. Odio quasi tutti gli aeroporti ma ne conosco le scorciatoie verso i controlli di sicurezza prioritari, gli angoli dove si può fumare, le lounge dove non mettere piede. La mia app preferita è naturalmente Flightradar24 che ha sostituito l’ipnosi innescata dal cestello della lavatrice in funzione e mi permette di vedere l’effettivo orario d’atterraggio quando sto andando a prendere qualcuno all’aeroporto o se posso ritardare la mia partenza: mi piace il commercial, diciamo che mi sento la versione pop di Alexis Carrington Colby che alla domanda “Quando parte il tuo aereo?”, risponde con un “Quando arrivo all’aeroporto”. Sì, ho scroccato dei privati in vita mia, ma li ritengo poco safe e un po’ più show-off della mia mania burina per aerei e compagnie aeree.
Pur avendo volato da piccolino su dei Piper, degli elicotteri e anche un dirigibile è a nove anni che avviene il mio battesimo del volo su di un Boeing 720 – e qui la dice lunga su quanto tempo fa fosse – della Olympic Airways, che allora era di proprietà Onassis, quindi tutto giusto. Lo ricordo perché viaggiai da solo, allora non c’erano quelle di terra che t’accompagnano facendoti indossare quei cordini che tengono i tuoi documenti di viaggio in bella vista, ma venni affidato dai miei ad una ragazza greca molto bellina e gentile incontrata al check-in. Lo ricordo soprattutto perché quando arrivammo all’Ellinicon di Atene la dogana la fermò, e aprendo la sua valigia uscirono fuori una montagna di fumetti porno: Lando, Yakula, Oltretomba, Lucifera, Sukia, Zora, i poliziotti greci stravolti, io devo dichiararmi già spiritoso che mi gustavo la comedy. Da allora ho volato su Boeing 707, 717, 727, 737, 747, 757, 767, 777 e 787 su DC 9, 10, Md11, 80 e 90, Airbus A220, 300, 310, 318, 319, 320, 321, 330, 340, 350, su ATR 42 e 72, su Lookheed Tristar, Bombardier, Embraer, Short e de Havilland di vari modelli su aviolinee europee, americane, sudamericane, australiane, asiatiche ed emiratine. La mia patente di Jetsetter comprende una gold card della Star Alliance e una Freccia Alata Plus per sempre di Alitalia ora diventata una Volare Executive per sempre di ITA Airways. Ora, mostrata la chincaglieria mi accingo a scrivere per l’appunto di ITA e cosa penso di lei a partire dalla scelta di quell’impossibile livrea. Secondo me per una livery così brutta ci vorrebbe il penale: scegli da Pantone l’azzurro più pacchiano che c’è, aggiungi un font fine anni ’90, in coda accosta quell’azzurro alla striscia verde della bandiera italiana che basta un po’ di controluce e quel verde scompare, nella parte finale della fusoliera metti dei motivi simil-Vuitton a cazzo di cane, strania il tutto con i motori bianchi su cui svetta una “A” tricolore che ricorda Alitalia ma non è altrettanto iconica. Detto questo, non ho mai fatto il tiro al piccione su Alitalia, c’è uno storico denigrante di gente che si è lamentata della nostra compagnia di bandiera, dimenticandosi che esiste da Ryanair, che piuttosto di salirci farei sui ceci i chilometri del cammino di Santiago anzi li farei fare al patron O’Leary, le compagnie americane che vanno dal mediocre al terribile o Air France dove tutti gli assistenti di volo si percepiscono Liliane Bettencourt tanto da produrmi in volo in dei catfight per ricordare loro che i passeggeri vanno trattati con un po’ di garbo. Esistono le emiratine che quanto a cattivo gusto non si fanno parlare dietro e certe asiatiche che hanno perso lo smalto del passato. Alitalia nonostante quello che si creda è stata puntuale, si è mangiato benino per quel che si può mangiare in volo, i piloti e l’equipaggio sanno cosa vuol dire un volo delicato al decollo, in crociera e in atterraggio. Il modello per quanto riguarda il servizio che suggerirei a ITA è per il corto raggio Aegean e per il lungo ANA, cioè All Nippon Airways. Cambiare i patetici snack dolci o salati quando si vola in Europa con cibo parco ma buono, wifi che funziona (col divieto di fare chiamate con whatsapp), comprare slot e infarcire di rotte Linate (tra l’altro potrebbero ordinare degli Airbus A321 XLR per raggiungere da là l’America) almeno finché Malpensa non venga reso uno scalo decente che ora è patetico. Rendere il servizio di lungo raggio essenziale ed elegante, esattamente come il modello giapponese ANA, non scopiazzare Emirates o Qatar o peggio Ethiad, che quando comprò parte d’Alitalia oltre a impossessarsi degli slot su Londra, impose un suo fare davvero imbarazzante con decori beigeolini sabbia di duna o costringendo gli assistenti di volo ad abbassarsi alla turca in segno di rispetto quando interloquivano con i passeggeri. I nuovi aerei che stanno arrivando e arriveranno non sono male: l’Airbus 220 è un piccolo gioiello agile, gli A350 molto belli, gli A320,321 e 330 Neo un po’ da battaglia ma ok. Lufthansa che se l’è in parte comprata forse convergerà tante rotte su Francoforte, speriamo non troppe. Con una certa sicurezza ITA passerà dall’alleanza Skyteam a Star Alliance, molto bene perché aumentano le rotte del network e le compagnie aeree che la formano sono sicuramente migliori delle altre sia per serietà che per servizio. Per ultimo, c’è anche l’ipotesi che ITA torni a chiamarsi Alitalia, un sogno perché in quel caso mi riapproprierei dell’ambito patentino di Frocia Alata Plus forevah.
